
In questi giorni ho ricevuto la mail di una mamma la cui figlia è stata morsicata mentre, insieme, percorrevano la Via Francigena, nel tratto che da Gallina conduce a Radicofani.
La Via Francigena deve essere resa sicura
Ognuno deve fare la sua parte. Il pubblico deve cercare di manutenere sicuro il cammino sotto l’aspetto fisico, ripristinandolo là dove il maltempo o altra calamità lo abbiano compromesso.
Non di meno, il privato deve adottare, nel suo operare, tutte le cautele necessarie a non recar danno e neppure spavento a quanti decidono di percorrerlo.
Se tale accortezza non viene usata, ancora una volta deve intervenire il pubblico, accertando il pericolo ed adottando tutti i provvedimenti necessari a farlo venir meno (ammonimenti, sanzioni, etc.).
Non abbiamo nulla contro i pastori. Svolgono un mestiere che gode di tutta la nostra simpatia non fosse altro per come tale figura risulta incarnata nella nostra tradizione.
Era pastore il mite Abele, ucciso da Caino, allo stesso modo era pastore quel buon uomo di Faustolo, che raccolse e allevò Romolo e Remo, precedentemente svezzati da una lupa.
Insomma sono diverse le figure che inducono ad anteporre l’aggettivo buono al sostantivo pastore: il buon pastore!
Facciamo il possibile per non infrangere questa immagine. Per farlo basta quel poco che, ahinoi, oggi, sembra andare poco di moda: un po’ di attenzione per il prossimo!
Un principio semplice da adottare: non trascurare i propri obiettivi ma nello stesso tempo aver cura di non arrecare danno agli altri.
Se lo facciamo viviamo meglio tutti, pastori, pellegrini sulla Via Francigena e…anche tutti gli altri O no?