Virgoletta è un antico e suggestivo villaggio, in cui vi troverete a passare percorrendo la via francigena toscana.
Un borgo medievale contraddistinto da un sistema difensivo costituito da alte mura, da un castello, da una porta di accesso, un tempo luogo presso il quale si pagava la gabella, da una via centrale sulla quale ogni abitazione è impreziosita da un portale in arenaria, talvolta indicante la professione di colui che l’ha abitata e poi…e poi c’è lei. Una chiesa, edificata nel 1600, quale non vi aspettereste di trovare in una realtà tanto piccola.

Ma ogni situazione, per quanto strana possa apparire, ha una sua spiegazione. Ed anche questa ne ha una.
Talvolta infatti, ed è questo il caso, elementi che, scollegati fra di loro, non produrrebberò alcunché, se invece vengono a contatto danno vita a cose straordinarie
Nel basso medio evo, gli abitanti di Virgoletta si erano specializzati in un settore che, con termine attuale, chiameremmo logistica.
Si erano infatti dotati di un gran numero di asini ed, in forma cooperativistica, trasportavano ogni genere di merce, per lo più, dalla pianura padana a Roma.
In quello stesso periodo, Gabriele Della Porta, anch’egli nativo di Virgoletta, educatosi al gusto delle arti alla corte imperiale di Vienna presso la quale aveva esercitato il ruolo di Cappellano, si trovò a rivestire l’incarico di Canonico, presso il Pantheon a Roma.
Una simbiosi perfetta: Gabriele della Porta individuava opere pregevoli ed i trasportatori di Virgoletta, una volta depositato il loro carico a Roma, invece di tornare indietro con gli asini scarichi, li sottoponevano ad un’ulteriore fatica nel viaggio di ritorno, trasportando, talvolta, oggetti dal peso non banale, che andavano ad arricchire la loro amata chiesa.
Ed è così che, oggi, questa stessa chiesa, contiene uno splendido altare di marmo, una serie di quadri e sculture di valore fra le quali può annoverare due putti, in marmo, realizzati dal Bernini.

Ed ancora un bassorilievo prospettico nel quale sono raffigurati i due santi martiri ai quali la chiesa e’ dedicata, Gervasio e Protasio, ed il dossale, anch’esso in marmo, in stle tardogotico, presente nel coro.

Un’altro aspetto che rende singolare questa chiesa è rappresentato dal fatto che la stessa è stata edificata dove ne sorgeva già un’altra ancor più antica.
I saggi abitanti di Virgoletta, però, non hanno scelleratamente abbattuto il vecchio edificio per realizzare quello nuovo.
Semplicemente, lo hanno inglobato. Pertanto, oggi, la chiesa si sviluppa su due piani, uno dei quali è sotterraneo.
La parte sottostante, la cripta, cui si accede passando sotto, l’onnipresente stemma dei Malaspina, contiene un bell’altare, vari dipinti uno dei quali, sorprendentemente, sembra quasi anticipare la funzione degli attuali rotocalchi.
Racconta i fatti importanti nella vita della comunità Virgolettese, avvenuti in quel periodo.
In una grande tela di buona fattura, vengono infatti rappresentati i protagonisti di due eventi che, in quegli anni, avevano particolarmente scosso la comunità di Virgoletta.
Sotto lo sguardo di un Dio che indica il turbine dal quale esce una figura femminile, che porta impressa la lettera V, Virgoletta, insieme ad altre figure di contorno, angeli, etc., sono ritratti, f un frate ed una giovane donna.
Il primo è frate Giovanni della Porta, mandato al martirio dal re di Etiopia, anch’egli presente nell’opera, mentre la seconda è Isabella, moglie di Niccolò Malaspina, che, a quel tempo, era il signore di Virgoletta.
Isabella, donna piacente, di buon carattere ed anche generosa con il popolo, era morta improvvisamente, a causa di un colpo apoplettico, proprio mentre stava recandosi in chiesa.
La morte, repentina ed inaspettata, della giovane, come sovente avviene ancora oggi (Vedi Evita Peron o Diana d’Inghilterra), scosse l’intera comunità, suscitando nei suoi confronti una sorta di venerazione, che ha reso questo quadro, per secoli, oggetto di culto.
Un ulteriore motivo offerto al pellegrino per concedersi i pochi minuti di sosta necessari a cogliere l’occasione e visitare questa bella chiesa.