
La Via Francigena Toscana, lungo la sua prima tappa, quella che attraversa la Valdantena, rappresenta un unicum all’interno dell’intero percorso francigeno.
Infatti la stessa, non solo è caratterizzata da scenari paesaggistici di grande potenza emotiva, ma racchiude anche concrete testimonianze di una cultura contadina, mantenutasi viva ed incontaminata nei secoli.
In tutto ciò, ha pesato anche l’isolamento della valle, collegata al mondo esterno, attraverso strada carrozzabile, solo nella seconda metà del secolo scorso.
Uno degli ambiti in cui più numerose sono le testimonianze di tale cultura è quello religioso.
Una religiosità semplice, esercitata attraverso due diverse modalità. Una più rigorosamente liturgica con la sua chiesa, peraltro presente in pressochè ogni borgo, ed i suoi rappresentanti, i proverbiali parroci di campagna.
L’altra, parallela, meno incline alla mediazione del clero. Una forma di religiosità che, instauratasi su pre esistenti sedimentazioni pagane, non è del tutto immune da reminiscenze magiche, da pratiche propiziatorie tese ad acquisire la benevolenza di colui che, dall’alto dei cieli, governa i destini dell’intero universo.
Con questo spirito privati cittadini, o talvolta intere comunità, andavano erigendo edicole religiose, così dette Maestà, per riconoscenza, a seguito di una grazia ricevuta, o come richiesta di protezione, in un periodo in cui la vita non era del tutto sicura.
Infine, in una logica propiziatoria, tesa a propiziare l’abbondanza del raccolto, la guarigione di un congiunto, la procreazione di un erede maschio, etc.
Da ciò deriva anche la quasi esclusiva presenza della Madonna che, nelle sue varie forme, è il personaggio più rappresentato in queste edicole.
Quale figura infatti potrebbe essere più indicata ad intercedere presso l’Altissimo.
Capace di raccordare l’umano con il divino, rappresentando le esigenze degli umili. Per lo più quelle biologiche, semplici, comuni a tutte le buone madri e padri di famiglia?
Una delle consuetudini più diffuse era quella di realizzare questi piccoli manufatti in prossimità di percorsi viari.
In questa collocazione, gli stessi, assumevano una triplice funzione: una spirituale/religiosa, una molto più pratica, concreta ed una terza simbolica, tesa a rimarcare un’orgogliosa appartenenza comunitaria.
Infatti, come già scritto, da un lato esse venivano erette con uno scopo protettivo ma ancor più propiziatorio, quasi potessero vegliare sui campi circostanti, garantendo l’abbondanza delle messi, dall’altro si trasformavano in una sorta di efficiente sostituto della toponomastica.
Rappresentavano un punto di riferimento per gli abitanti del luogo ma anche per viandanti e pellegrini.
Ma non meno importante era il compito ad esse assegnato al fine di rimarcare, orgogliosamente, una differenziazione topologica fra questo territorio, la Valdantena detta anche Valle del Sacro Cuore, ed ogni altro luogo ad essa estraneo.
In tale contesto, come facilmente intuibile, chi percorre la Via Francigena, in Valdantena trova sui suoi passi una inusitata numerosità di queste testimonianze.
Nel discendere dal Passo del Righetto, prima di raggiungere Cavezzana D’Antena è collocata una Maestà dedicata alla Madonna del rosario mentre nel borgo di Cavezzana D’Antena ce n’è un’altra sempre dedicata alla Madonna ma, questa volta, a quella di Loreto.
Proseguendo poi, in successione, ancora quattro Maestà, dedicate a Madonne diverse, sono presenti a Groppoli, a Previdè, Groppodalosio e Casalina.
Infine ulteriori quattro maestà, con la solita Madre di Gesù quale oggetto di venerazione, si trovano lungo il tratto conclusivo del percorso, quello che da Toplecca conduce a Pontremoli.
La storia delle Maestà



Difficile ricostruire la storia di ciascuna di queste Maestà, perché erette all’infuori della struttura ufficiale della chiesa le stesse non sono presenti in alcuna testimonianza scritta.
Ed anche la trasmissione orale, trasmessasi nei secoli nel passaggio di generazione in generazione, non è riuscita a conservare traccia dell’epoca e della motivazione che ha dato origine ad ognuno di questi manufatti.
Solo per uno di essi, quella di Previdè, è tuttora viva nei racconti l’origine.
Sembra infatti che la stessa sia stata eretta, quale ringraziamento alla Madonna che, con le sue preghiere aveva fatto sì che i destini di un frate non ancora famoso, San Francesco, si incontrassero con quelli di questa comunità contadina che, da tale incontro trasse grande beneficio ma…questa è un’altra storia e la trovate qui: https://francigenatoscana.it/s-francesco-sulla-via-francigena/