
Una bella tappa di Via Francigena
La più bella tappa della Via Francigena è questa come molti sostengono? Difficile a dirsi. Molto sono le tappe affascinanti lungo l’intero percorso e non esistono criteri in grado di stabilire in modo assoluto quale sia la migliore.
Questa tappa è sicuramente una delle più belle ed anche una delle più sicure e ricche di servizi, questo sì che possiamo permetterci di dirlo senza timore di venir smentiti da nessuno.
Si tratta infatti di una tappa, la prima del cammino in terra di Toscana, sul cui percorso possono essere colti una serie di elementi di grande interesse: aspetti culturali, storici e paesaggistici.
La Valdantena
Il suo percorso, nella discesa che ha inizio al Passo del Righetto, attraversa l’intera Valdantena, un luogo rimasto a margine dello sviluppo industriale, durante quel periodo della nostra storia che viene ricordato come il trentennio glorioso (1945-1975).
Il territorio e la sua popolazione
Un territorio rimasto quindi incontaminato, complice l’allora scarsità di collegamenti viari ma non di meno per un marcato senso di indipendenza della sua popolazione.
Persone che, in secoli vissuti in una gestione autonoma di tempi e ritmi di lavoro, si sono dimostrate poco inclini ad assoggettarsi alle rigide regole ed ai limitati spazi di iniziativa che caratterizzano le più moderne organizzazioni produttive.
Ancor oggi, attraversando questa valle, è possibile cogliere i segni del permanere di questa caratteristica.
Pressochè ogni famiglia dispone del proprio orto, del pollaio. Anche di un pezzo di bosco dal quale ricavare la legna per l’inverno, e, non di rado, vive in una casa autocostruita dai genitori o perfino dai nonni.
L’abitante della Valdantena, solo raramente è orientato a svolgere un unica attività. Sovente è agricoltore, boscaiolo, muratore, allevatore, cacciatore, etc. Un uomo capace di trarsi d’impaccio da ogni situazione.
Una bella tappa ma anche…una tappa gustosa
Questa tipologia di esistenza, con grande beneficio per gli avventori, caratterizza anche le due trattorie che da oltre un secolo, in località Molinello, sono meta di appassionati buongustai.
Tutti i piatti serviti affondano nella tradizione (la crescenta, la barbotta, l’arbadella, i tordei, il cinghiale, il capriolo, le lumache, i funghi, etc.) e sono quasi interamente realizzati utilizzando ingredienti del luogo, spesso raccolti nell’orto dagli stessi ristoratori.
In merito, invece, agli aspetti storici, le tracce sono numerose ed affondano in un passato lontano.
Una ricchezza di testimonianze che appare ovvia considerando che, da qui, passavano le due principali strade medievali in grado di collegare nord e cento Italia: la via Francigena e la Via dei Longobardi.
Poco o nulla, invece, è rimasto del centro termale di Cavezzana D’Antena.
Un luogo le cui acque solforose, scoperte ed apprezzate dal console Emilio Lepido, nel II secolo a.C., inducevano ad una piacevole sosta le truppe romane in movimento sulla strada che collegava la città di Parma a quella di Luni.
Ed anche della medievale torre di avvistamento da cui trae origine il nome del borgo di Previdè (Prae videns= coloro che vedono prima) sono visibili ormai solo alcune parti di muratura, immerse nella vegetazione.
Il ponte di Groppodalosio
Così invece non è per il ponte medievale di Groppodalosio. Un manufatto che, in virtù del suo fascino, è diventato un’icona della via Francigena, e la cui immagine è pressoché presente in ogni sito o pubblicazione dedicata a questo cammino.
Il ponte, infatti, si presenta in ottimo stato, tale e quale lo hanno visto le centinaia di migliaia di pellegrini che lo hanno attraversato nei numerosi secoli trascorsi dalla sua realizzazione.
N.B. A proposito del ponte di Groppodalosio, una vecchia leggenda narra che le coppie che si immergono nel fiume Magra, posizionandosi sotto la sua arcata, non si separeranno mai. Un consiglio: non fate troppo affidamento sulla leggenda, credo che funzioni solo dove sono presenti attenzione e cura reciproca.
Per quanto riguarda, infine, l’aspetto paesaggistico, in un continuo alternarsi di contesti naturalisticamente attraenti interrotti da piccoli e caratteristici borghi in pietra, assolutamente appaganti risultano i vasti panorami sottostanti dei quali si può godere in prossimità del monte Cucchero e del Passo della Crocetta.
Peraltro, proprio sul Monte Cucchero è installata un’opera in pietra, il campanile della concordia, realizzata da un capace artigiano locale non privo di sensibilità artistica: Fabio Bagatta.
Approfondimenti:
Ponte medievale di Groppodalosio
Il campanile sul Monte Cucchero
Che altro aggiungere? Se volete percorrere una bella tappa di Via Francigena, questa, certamente, sarà in grado di appagarvi!